La leggenda di San Galgano
Galgano nacque nel 1148 da nobile famiglia.
Divenne un
cavaliere coraggioso e dissoluto ma, vedendo l’inutilità della sua vita, si rivolse alla spiritualità, rinunciando ai beni materiali.
Quando tentò di spezzare la spada contro una roccia, a simbolo del suo rifiuto della guerra, il ferro venne inghiottito dalla pietra ed egli interpretò questo fenomeno come un segno divino.
Si costruì allora una capanna sul luogo dell’attuale chiesetta di Monte Siepi e qui mori da eremita nel 1181.
Nel 1185 il papa Urbano III lo dichiarò un santo e lo portò ad esempio a tutti i cavalieri cristiani.
La narrazione della storia di Galgano è ricca di simbolismi e l’atmosfera sembra quasi magica.
La spada, strumento di guerra e di morte, è trasformata in strumento di pace .
Alcuni vi intravvedono traccie di anticipazione dell’avventura di Francesco.
Galgano è il cavaliere che abbandona il suo mondo, disgustato dalle nefandezze commesse e da quelle che vede continuamente commettere, per dedicarsi ad una vita di eremitaggio e contemplazione che solo la vita ascetica può permettere.
Inoltre non pochi sono i punti in comune con il mito, precristiano di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda a cui lo avvicina il suo stato di cavaliere, la purezza d’animo, il disprezzo della mondanità, la spada nella roccia ed anche il suo nome, Galgano, molto simile a quello del cavaliere Galvano.
L’architettura della Rotonda, la chiesetta che custodisce la spada, è carica di simbolismi, richiami etruschi, ma anche celtici e templari: la cupola emisferica a cerchi concentrici, il disegno a linee alternate della pareti esterne, il luogo su cui è costruita, Monte Siepi, che richiama un sito boscoso idoneo ad un’ara pagana.
Nella leggenda di Galgano sembra esservi un enigma iniziatico: le sue traversie per giungere alla redenzione della nuova vita lo rendono una figura archetipica, un riferimento per tutti quei ricercatori (a partire proprio da Francesco) ma anche il prototipo per tanti ordini cavallereschi.
La visione della spada infissa nella roccia evoca ancora emozioni ancestrali.
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